“Tenetevi pronti” (Lc. 13,2-5)
L’evento che ha cambiato il volto della nostra vita
Dalla prima scossa di terremoto della notte del 24 Agosto la nostra resistenza è sostenuta dalla preghiera assidua diurna e notturna: alla celebrazione dell’Ufficio delle Letture (ore 1,30) avevamo unito la recita del S. Rosario. La Beata Lucia fondatrice del Monastero, diceva alle Sorelle: “Se voi sapeste quanta è l’efficacia della preghiera notturna dell’Ufficio unita a quella della Beata Vergine, vi sforzereste fino al sangue per intervenire!”. Per tradizione, quindi, in tempi difficili avveniva il ricorso alla preghiera di notte e sempre li aveva cambiati in grazia. Perciò, la forte scossa di terremoto delle 19,20 del 26 Ottobre ci ha sorprese e allarmate. Per un interminabile minuto, le Sorelle, che in cucina e in refettorio preparavano la cena, sono rimaste completamente al buio, mentre un pesante armadio cadeva sulla spalla destra della più giovane, causandole un fortissimo dolore. Le Sorelle, invece, che erano in Coro per l’adorazione del SS. Sacramento, con la luce delle candele hanno visto l’Ostensorio cadere sull’altare, rimanendo impietrite dalla paura e dal dispiacere. Dopo la celebrazione di Compieta, l’ultima preghiera della giornata, c’è stata una scossa ancora più violenta a lunga. Decidiamo subito di ritornare in Coro per la recita di tutti i misteri del S. Rosario: vogliamo impetrare la protezione della Beata Vergine su di noi e i nostri concittadini. Anticipiamo alla mezzanotte la celebrazione dell’Ufficio delle Letture e poi decidiamo di distenderci tutte al primo piano vicino al Coro e di iniziare nel pomeriggio dalle 18 alla 19, un’ora di adorazione guidata fino al 27 Novembre, Solennità della Beata Vergine della Medaglia Miracolosa. Nella notte tra il 29 e il 30 Ottobre tre scosse notevoli ci tengono vigilanti. All’1,30, scendendo in Coro rimaniamo sorprese da enormi lampi che si susseguono senza tuoni e senza pioggia.
Il 30 Ottobre, come tutte le mattine, dalle 7 alle 8 siamo a meditazione. Alle 7,40, improvvisa e potente come una bomba, arriva la scossa di terremoto che, sotto i nostri occhi, fa crollare il campanile e la basilica di S. Benedetto, sollevando un enorme polverone tra le grida impressionanti delle persone terrorizzate. È una scossa che rende quasi impossibile muovere qualche passo senza cadere: pensiamo che sia la fine per tutte noi. La giovane Sorella su cui la sera del 26 c.m. era caduto l’armadio della cucina, si accorge che un armadio sta travolgendo un’altra Sorella. Riesce a fermarlo, riportando una dolorosa contusione all’avambraccio destro. A fatica, sostenendoci reciprocamente andiamo verso le scale che portano in Coro. Il susseguirsi di scosse, che fanno ondeggiare paurosamente l’edificio, ci fa fermare alla porta che immette nel piccolo chiostro. Le tegole cadono con violenza ai nostri piedi mentre, con tutte le forze, invochiamo l’aiuto della Beata Vergine Maria. Ci strazia il cuore vedere che l’Immacolata con il Bimbo è caduta dalla sua base. La Sorella, dal braccio dolorante, va subito a prendere il bellissimo Crocifisso con piedistallo che mettiamo sulla Mensa per l’Adorazione nella Liturgia del Venerdì Santo e lo pone a terra nel cortile accanto a Maria SS. a protezione nostra e del Monastero. Nonostante le forti scosse successive lo troverà ancora lì ritto, dopo vari giorni quando ritornerà per prendere i documenti personali delle Sorelle e del Monastero. Rumori assordanti ci fanno supporre il crollo del soffitto della chiesa. Invece, dopo qualche minuto, siamo raggiunte dai vigili del fuoco che insieme ad un Padre benedettino ci costringono ad uscire, di corsa, per raggiungere la Piazza di S. Benedetto. La strada piena di spaccature e le macerie del percorso ci dicono la gravità della situazione. “State pronti”, dice il Signore. Siamo pronte? Questo evento è inimmaginabile, straziante. Non capiamo perché dopo tanta preghiera gli eventi siano precipitati inesorabilmente. Il cuore ripete: “Signore, non capisco ma mi fido, voglio fidarmi di te”. L’allontanamento dal Monastero era imprevedibile. La struttura del complesso dava prova di saper reggere. Solo il muro di cinta, all’interno aveva ceduto in un punto. Ma la Beata Vergine della Medaglia Miracolosa era lì nella sua nicchia, ferma al suo posto di sentinella, per dirci che ci proteggeva. Non si è mai pronti del tutto davanti al mistero del dolore. In Piazza S. Benedetto uno spettacolo apocalittico: oltre al crollo della Basilica di S. Benedetto, vediamo che è crollato anche il tetto della Concattedrale, il campanile è leso e barcollante, mentre la torre del Palazzo Comunale minaccia di cadere. Polvere fitta più della nebbia ci nasconde il cielo. Inginocchiate, lo guardiamo con gli occhi della fede e supplichiamo la Vergine Maria di accoglierci tutti nel suo grembo di mamma per fare di ciascuno una nuova gestazione. Tutte queste rovine le vediamo come la profonda aberrazione di cui parla il libro della Sapienza (18,14-16). Essa provocò la discesa sulla terra della Parola di Dio, dell’Unigenito Figlio dal suo trono regale. Con la forza della preghiera perseverante e l’offerta della nostra spoliazione ci impegniamo a chiedere che dalla prostrazione in cui ci troviamo nasca un popolo umile e povero, contento di Dio solo. Questa conversione abbrevierà i giorni della prova. Dalla Piazza di S. Benedetto siamo poi accompagnate ai giardini fuori porta Romana. Nel pomeriggio veniamo a conoscenza della ordinanza del nostro sindaco: Nessuno può rimanere dentro le mura della città. La nostra destinazione è a Trevi presso il Monastero Benedettino di S. Lucia. Non era mai avvenuto l’allontanamento da Norcia delle Clarisse dalla fondazione del Monastero nel 1385.
Certamente anche con questo evento dal Cielo discende una Parola non solo per Norcia, ma per tutta l’Europa: Norcia è un simbolo. Da Norcia è partita l’evangelizzazione che si è estesa a tutto il nostro Continente prima attraverso i figli di S. Benedetto e poi attraverso quelli di S. Francesco d’Assisi. Questa Parola ci dice l’amore di Dio per noi: siamo stati spogliati di tutto, ma non della vita. Ci è dato ancora tempo, perché diventi per tutti tempo di salvezza. Solo Dio dà senso alla nostra vita. Egli ci ripete: “Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio… tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze…” (Deut. 6,4-9).
Confidiamo, come Israele, che la mano del Signore voglia ricondurci al nostro Monastero: la sua struttura regge, ma ora va potenziata. La Beata Lucia che nel suo Oratorio non si è spostata neppure di un millimetro, ci attende per continuare la nostra missione di illuminazione della notte umana, attraverso la preghiera diurna e notturna e la umile e silenziosa testimonianza di vita evangelica. Ci affidiamo per questo anche alla vostra preghiera.
Le Sorelle Clarisse di Norcia
Un vivissimo grazie ai Vigili del Fuoco di Cosenza, Mantova, Udine, Città del Vaticano che coadiuvati da quelli di Perugia e Foligno con il loro aiuto ci hanno fatto sperimentare la presenza vigilante del Signore.